rivista di letteratura in embrione

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Gianpiero Rigosi
Creatività, eros e sperimentazione culinaria
Note biografiche

CREATIVITA', EROS E SPERIMENTAZIONE CULINARIA

vie di fuga per l'artista di fine millennio

d i

Gianpiero Rigosi


E la questione diventa tanto più immorale
quando bisogna sommare o combinare
due piaceri così definitivi come
il mangiar bene e far bene l'amore.
(Manuel Vázquez Montalbán, "Ricette immorali")



Cuochi ambulanti soffriggono musica.
(Paolo Conte, "Colleghi trascurati")



     Cos'è successo all'arte - alla pittura, alla musica, alla letteratura - nel Novecento? Nel corso di questo secolo, come mai prima d'ora, si sono freneticamente tentate nuove forme di sperimentazione. Le avanguardie hanno bruciato ogni tappa, procedendo a velocità sempre maggiore verso i confini ultimi dell'espressività artistica. Fino a raggiungerli, a superarli, e a ritrovarsi di fronte a uno stallo imbarazzante e problematico. Cosa c'è, infatti, al di là del quadro astratto, della tecnica del dripping elaborata da Pollock, della vernice buttata a caso sulla tela, o della cornice vuota? Cosa c'è al di là del free jazz, del rumorismo, o della performance del musicista immobile davanti al proprio strumento muto? Cosa oltre la poesia ermetica, o gli esperimenti di cut-up di Burrowghs, o il foglio bianco, o lacerato, o bruciato?
     Quali estremi si possono ancora oltrepassare, al di là di queste e altre barriere violate, che rappresentano forse il confine ultimo tra il dire e il non dire, e che tendono a coincidere con il ripiegamento dell'artista su se stesso, e con l'azzeramento dei tanti possibili sensi in nome dei quali è cominciata l'avventura stessa dell'arte?
     Può darsi che non rimanga più alcuna barriera da abbattere. Forse le capacità espressive dell'arte hanno superato ogni rivoluzione, rotto ogni paradigma, e si sono ritrovate, di colpo, di fronte a un'ingombrante e vertiginosa libertà totale.
     Cosa rimane da fare?
     Rifugiarsi nei classicismi? O decretare, come hanno fatto in tanti, la morte dell'arte?
     Una delle possibilità esplorabili mi pare sia quella, di fatto praticata, di ripercorrere le tante strade bruciate in corsa, per riesaminare con maggiore attenzione i moltissimi bivi intravisti durante il percorso, ma ignorati, nella fretta di arrivare ai limiti estremi del linguaggio artistico. L'insofferenza verso la rigidità dei paradigmi artistici, l'ansia di originalità e la comprensibile febbre di rivolta che hanno animato gli artisti del novecento, hanno fatto sì che spesso fossero poco esplorati tanti stili e suggestioni e atmosfere, in verità degni di maggiore attenzione.
     Ed ecco che, ad esempio in letteratura, si parte alla riscoperta -e alla rivalutazione- dei tanti generi e sottogeneri, rivoluzionando i concetti di narrativa alta e narrativa bassa. Ecco che saltano i confini stessi fra i generi, e il poliziesco si fonde alla fantascienza, al racconto erotico, all'horror, e -perché no?- al fumetto e alla sceneggiatura, e, tutti insieme, come un imprevedibile mucchio selvaggio, fanno la loro prorompente irruzione nei territori iperuranici ma molto spesso asfittici della letteratura alta. Ecco che infaticabilmente si studiano gli stili, si smontano e rimontano le tecniche e i metodi di scrittura, si rispolverano i manierismi, si gioca con le regole. Di colpo, i tanti materiali dimenticati -e un tempo snobbati dalla critica schizzinosa- diventano, fra le mani dello scrittore curioso e non prevenuto, altrettanti ingredienti della nuova cucina letteraria, e si delinea un panorama affascinante, dalle infinite possibilità di rielaborazione, un magma narrativo tutto da scoprire, una paella intrigante, gustosa, e, soprattutto, piccante, in grado di eccitare l'appetito dei palati più anestetizzati, e di risvegliare l'attenzione perfino dei critici più sonnolenti.
     Questo dal lato della letteratura. Ma, con le debite varianti, la stessa cosa è avvenuta anche per la musica, per la pittura, la scultura, la fotografia, il cinema, e per tutte le arti più moderne e tecnologiche. Si è, insomma, proiettati verso un territorio di riesplorazione globale, dove ogni arte è impegnata a riesaminare le proprie potenzialità espressive (dando la caccia ai tanti possibili modi di riaggregare e accostare gli ingredienti), e dove tutte le arti si annusano a vicenda, come amanti curiosi ed eccitati, alla ricerca dei possibili punti di contatto e di fusione, per realizzare quella famosa arte multimediale, che è poi reciproca contaminazione, mescolanza, ibridazione, meticciato creativo.
     Si fondono quindi non solamente l'alto e il basso, ma anche ingredienti mai accostati, in apparenza contrastanti, dalla cui inusuale aggregazione nascono sapori nuovi, inediti, a volte sorprendenti. La paella, insomma, come metafora dell'inconsueto connubio di gusti marittimi e terrestri: i crostacei e la carne di maiale, certo, ma anche i funghi e i molluschi, il formaggio e il miele, l'agro e il salato, e via sperimentando, in maniera alchemica e artigianale, con tantissimi vasetti di spezie a portata di mano, e l'entusiasmo e la passione di chi è convinto che non abbiano senso generalizzazioni e incasellamenti, e che le regole siano fatte per essere infrante, o per lo meno rimeditate. La creatività come provocatoria ars culinaria, e come libero gioco erotico di richiami e seduzioni, insomma, per non farsi risucchiare dalla vertigine nihilista del tutto è già stato detto, che tanto spesso rischia di deprimere l'artista di fine millennio, abbagliato dalle chiassose rivoluzioni dei suoi nonni simbolisti, surrealisti, dadaisti, cubisti, astrattisti, e chi più ne ha più ne metta.
(inedito)
L'autore: Gianpiero Rigosi

Giampiero Rigosi č nato nel 1962 a Bologna, dove vive e lavora. Ferrofilotramviere sulla rete urbana, ha pubblicato diversi racconti su quotidiani e riviste ed č apparso sulle raccolte “Giallo, nero e mistero” (Stampa Alternativa, 1994) e “Rzzzzz!” (Transeuropa, 1993). Ha pubblicato il romanzo “Dove finisce il sentiero” (Theoria, Roma, 1995)


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